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il pane di agostino

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IL PANE DI AGOSTINO

A quest’ora, che ore sono? le sette, sarebbe pronta la prima infornata,

avrei già fatto le prime due ore, brioches bocconcini e millefoglie per le monache di S.Vincenzo, che dice: mastro Agostino, ma che ci fa la benedizione a questi panini?

Sorella, il pane è come la Santa Messa, ci vuole silenzio e devozione,

altrimenti non cresce, solo che oggi pane buono non ne mangia più nessuno.

 

Mah! dopo più di trentanni che faccio il panettiere, viene il principale e dice: ormai il pane è l’ultima cosa, Agostino, grazie, scusa. Disoccupato.

Meno male che allora ce l’hanno respinto di adottare un bambino,

ch’avevamo tanto combattuto io e Margherita,

ma non siamo in condizioni, dice, non siamo idonei.

 

Allora che cosa ho fatto nella mia vita?

Ora che sono capace di fare diventare il mondo pane addio,

scancellata pure quella sinfonia di mia madre che per qualunque cosa

ripeteva:-estratto e maestria, Agostino, estratto e maestria-,

che non ho mai capito che c’entrava l’estratto,

ma la maestria, cara madre, se mi vedi e se mi senti, ce l’ho messa,

ma a quanto pare tutto questo amore non è servito a niente.

Purtroppo è vero, ti sei illuso con questa prosopopea del pane,

che te l’adori come se fosse l’ultimo trofeo:dillo chiaro:ti sei ingannato.

 

Dice , il mondo è cambiato, vabbè,

cambiato per quanto sia, qualche cosa la devo fare,

mi potevo fare carabiniere insieme a mio cognato,

ma io, però, che lasciavo a Margherita?

Che già l’adoravo quando veniva d’inverno ch’entrava:

- mih!  che bel calduccio che c’è vicino al forno, mastr’Agostino!

che bello profumo di pane caldo di primo mattino apre l’appetito!

che quando l’abbracciavo, amore amore, mi pareva che pure lei

odorava di pane e farina, che non mi sembrava l’ora di sposarmela,

che già guadagnavo la  mia buona mesata, chè allora era vero il Padre Nostro che dice “dacci oggi il nostro pane quotidiano”.

 

Sia come sia, una sera a Margherita gli venne l’infelice idea di dire:

-a che non fai niente, Agostino,  vacci tu stasera a prendere il pane-,

e Agostino ci andò.

E fu bello perché tutti gli fecero festa, compreso il principale, tanto che il pane gli diedero quello caldo dell’ultima sfornata, che così arrivavo a casa da Margherita con quel profumo.

Invece Agostino gli venne in testa e cambiò strada e arrivò al ponte Corleone, frenò, posteggiò, e si mise a passeggiare rasente il muretto, uno sbalanco a portata di mano, chè uno arrivava, alzava la gamba e …

Solo che c’era quella luce della carrettella, con i cappelli e la bandiera

che sventolava, e quel vecchio tunisino seduto che lo guardava,

e in silenzio gli diceva: -ti vuoi sfracellare, sfracellati, tu morto e io vivo-,

e poi gli sorrideva, inshallah, e gli indicava le coppole, come a dire:

-vieni qua, comprati una coppola, che ti faccio uno sconto eccezionale-.

 

Dice che quando arrivò a casa che Margherita stava in pensiero,

dov’era stato?che ci faceva con quella coppola in testa che le pareva un altro?,

Agostino se l’abbracciò stretta stretta, se la baciò tutto furioso

come quando fu la prima volta, amore amore,

tanto che Margherita gli domandò:

-Agostino,  ch’è successo qualche cosa? Dimmi la verità. –

 

 

 

Nicola Lo Bianco

 

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